Inizio del rilievo alla Regione Italiana

08/11/2015, Grotta di Monte Cucco.

Il corso di introduzione alla speleologia è finito e pure il raduno nazionale è finalmente passato, ora si può tornare in grotta ancora più carichi nel portare avanti il nostro obbiettivo principale, dare forma al vuoto che percorriamo ogni volta. La presentazione del nuovo rilievo in 3D al raduno è stato un successo con molta gente rimasta letteralmente a bocca aperta nel vedere il lavoro svolto, questa è la soddisfazione che ci ripaga dei grandi sacrifici fatti per portare avanti questo progetto. Spinti da questo entusiasmo decidiamo di rilevare uno spicchio del Cucco Libero alla base del Terzo Ramo da noi sempre snobbato ma che ci incuriosisce. Saremo in 4, Matteo, Lorenzo, Lucia e Alessandro di Terni. Appuntamento alla Bellanapoli dove ci compattiamo in macchina di Lorenzo e si parte; al Cucco incontriamo gli amici di Buio Verticale impegnati con il loro corso di introduzione e dei ragazzi marchigiani sotto esame ISS. La giornata è bellissima e calda anomala visto che è novembre e siamo al Cucco, salutiamo gli altri e partiamo, al Laghetto Terni diamo una sistemata al tubo che sputa acqua: si era sganciato dal cordino che lo teneva appeso ed il livello si era notevolmente abbassato. Per Alessandro è tutto nuovo visto che era stato sollo alla Galleria delle Ossa, procediamo con calma ricompattando il quartetto alla Galleria dei Barbari, poi giù fino alla finestra del Canin dove ci fermiamo e decidiamo di cambiare destinazione. Iniziamo così la sostituzione del primo traverso che porta all’Infernaccio, da li proseguiamo fino all’inizio della Regione Italiana da dove iniziamo l’opera di rilievo, lasciando numerosi caposaldi fissi visto le numerose gallerie che si intrecciano tra di loro. Arriviamo sotto uno scivolo di circa 8m che conduce ad un livello superiore, Matteo risale nella vecchia corda arrampicando e cercando di non andarci troppo in carico; non sappiamo dove sia fissata e lo stato della corda che infatti si rileva lesionata. Sostituiamo la corda rendendo ora la risalita sicura per tutti, portiamo avanti il rilievo ancora per qualche metro poi decidiamo che basta, la zona dove siamo arrivati è complessa, una serie di gallerie partono in ogni direzione, Lucia e Alessandro si incamminano verso l’uscita mentre Matteo e Lorenzo si fanno una girata in quella che sembra la faglia principale cercando di capirci qualche cosa. La roccia in questo punto mette i brividi, sembra come al Pozzo del Contatto; è come passare tra due alte pareti, non più larghe di due metri che strisciano fra di loro creando parecchi detriti di roccia macinata di molteplici dimensioni. In un punto in particolare non si riesce a vedere ne la profondità della faglia, ne la volta. Proseguiamo e troviamo altre corde, sono marcate Perugia, magari è la risalita che iniziò Cristiano e Stefano, le superiamo fino ad arrivare in una zona dove bisogna gattonare. Decidiamo che basta così, abbiamo aggiunto pochi metri di rilievo questa volta ma ora la via è sicura e la prossima volta sappiamo già come muoverci in quel groviglio di gallerie.
Raggiungiamo gli altri all’Infernaccio, Matteo si fa carico di un sacco che non ricordavamo di averlo abbandonato, spunta una corda di Perugia con scritto 35 m ma il sacco pesa come una 100, ipotizziamo anche che il caro Urbanelli lo abbia riempito di sassi come nei suoi scherzi più classici, ma scartiamo l’ipotesi visto che li “non ci arriva”, Lorenzo gli dice che non gli darà una mano, a lui gli basta già il suo sacco trapano e kit rilievo.
Lentamente passo dopo passo arriviamo fuori dove il clima è come la mattina, al Villa Anita ritroviamo gli amici di Buio Verticale e qualche Spoletino che era stato nella parte alta dei Rami Sinistri del Baratro. A tavola nell’attesa che arrivi la cena confrontiamo il rilievo fatto con quello vecchio constatando che molte di quelle gallerie viste non erano state rilevate.
“Solo” 125 m di poligonale, in una zona a noi praticamente sconosciuta e affascinante per le potenzialità celate dietro una spessa coltre di fango.
Matteo e Lorenzo