25/10/2015, Stazzema (LU).
Dopo la giornata di grotta passata a fare la bellissima traversata Eolo-serpente, gita come di consueto alla cava della Henraux. Dopo la spiegazione di Felice su come funzionano le cave, qualcuno discute di appendere delle corde: Alfredo palpita, Moreno vuole fare qualche esercizio in vista della griglia di ingresso al SASU della settimana prossima, discutono di mettere su una teleferica. Io scendo al piano di sotto a vedere perché un mega-masso sia nero (è dipinto.. mah) e Claudia mi raggiunge. Da lontano si vede una scaletta, che segnala un sentiero marcato bianco e rosso SAV (?), quindi andiamo in esplorazione.
Il sentiero è ben messo, anche se da qualche parte invaso dalla vegetazione, e gira l’angolo dentro un fosso, tenendosi in alto lungo la costa. In alcuni punti è rinforzato con una massicciata, probabilmente un vecchio sentiero di cava, ed a tratti è armato da ferrata. Ok, torniamo indietro e la questione “giochi con le corde” sta andando per le lunghe, quindi ci armiamo di zaino, scarpe buone, acqua, cibo etc etc e rapiamo anche Flavio, Alessandro, Lucia e Felice. Il sentiero segna 45 minuti per il “Fosso fatonero” (il nome è tutto un programma).
Dopo 10 minuti arriviamo a un altro segnale che dice “fosso fatonero 20 minuti”: il passo speleo è sempre il migliore 🙂 Sopra di noi incombe una cava, sotto di noi troviamo un grosso meccanismo: Felice ci spiega che è un argano, che viene usato per far girare tutta la cava, i cavi vengono rimandati lì su quel palo, qui con una cinghia ci viene attaccato un motore, forse di un trattore.
Foto di rito e proseguiamo per il sentiero. Altri 5 minuti e incrociamo Silvia e Zanga che erano andati avanti e insieme arriviamo al fosso fatonero: una forra con piccoli salti e enormi marmitte, che si risale arrampicando su scivoli e curve, anche aiutandosi con delle corde fisse (ma meglio di no, sono marce, facciamone a meno). Arrivati a un certo punto ci fermiamo per evitare problemi nella discesa e facciamo merenda: d’altra parte è passata l’una, abbiamo tutti fame. Ci raggiungono anche Erica e Alessandra insieme a Francesco Spinelli che si esibisce nella risalita della forra dalla parte opposta da dove siamo saliti noi. Foto di rito con l’autoscatto del cellulare appoggiato a un sasso, con e senza sciarpa del grifo (ma meglio senza) che lo Zanga non lascia nemmeno per andare al bagno, dopotutto abbiamo vinto il derby, e riscendiamo disarrampicando.
Nota per il futuro: vale la pena fare il giro, se ci portiamo qualche spezzone da 5-10 m di corda, qualche maglia rapida da abbandono e gli imbrachi si può salire più agevolmente, i salti sono armati con piastrine e si può salire fino a molto più in alto. Può essere una buona alternativa alla “solita” palestra nella cava.
Eugenia