02-03/04/2016, Grotta di Monte Cucco.
Durante la settimana nessuno di noi riesce ad addormentarsi senza che la mente vaghi ad immaginare come sarà la grotta oltre l’ultimo pozzo trovato.
Per motivi di impegni personali e logistici non si riesce a partire tutti insieme per una sola punta esplorativa, dividendoci tra Sabato e Domenica.
Capitolo 1: Sabato
Appurata la non troppo invitante accoglienza del nuovo meandro Smussa Anche, si decide di partire scaglionati; prima squadra Lorenzo e Francesco addetti al materiale pesante e Matteo ci raggiungerà più tardi perché fino alle 10 lavora. Tempo primaverile, avvicinamento alternato tra sole, nuvole ed un vento contrario, abbastanza pacato da Nord.Trasportiamo trapano e materiale da disostruzione e “troppo” velocemente arriviamo alla fine dei cunicoli del vento dove ci accorgiamo di esserci dimenticati di prendere la corda al Salone Canin. Non è poi così facile la decisione da prendere, certi che non torneremo indietro a prendere la corda, cambiamo programma; Mentre Lorenzo si Inoltra tra le fangose strettoie del terzo ramo per recuperare una corda da quindici metri, Francesco lascia un messaggio di fortuna a Matteo per aggiornarlo sull’accaduto. Non abbiamo pennarelli a disposizione quindi l’ingegno porta Francesco a prendere il foglio con l’indicazione verso sala Agnese ed usare la parte posteriore per scrivere il messaggio. Il cartello, abbandonato li da più di un anno ha reso la carta sottile e fradicina: appallottolando dei piccoli coni di fango si costruisce una piccola “matita” che riesce a scrivere sul ricordo di quello che era un A4. Unico inconveniente è che va più volte leccata la punta per fa trasformare il fango in inchiostro: “ci siamo dimenticati la corda al Canin. ne prendiamo una al terzo ramo, basterà?”.
Procediamo verso la peggiore strettoia del meandro ed “armiamo” per rendere il passaggio umanamente fattibile ma comunque non largo come un po tutto il resto del meandro.Rifacciamo i sacchi e poco dopo ci raggiungono da dietro al meandro i PROFONDI ringraziamenti di Matteo che, dopo aver letto il messaggio di “fango-bava” è tornato al Canin a prendere la corda per poi raggiungerci; fortunatamente la sua ira è placata dal fatto che è curioso come una scimmia di proseguire e in poco tempo ci troviamo tutti e 3 difronte alla pozza con obbligo di bagno. Infreddoliti solo al ricordo dell’uscita precedente, siamo molto meno spavaldi, ma più attrezzati. Abbiamo un tubo da 10 mt per svuotare le pozze successive ma uno si deve sacrificare e bagnarsi. Il candidato è Lorenzo che ha portato dei grossi sacchi dell’immondizia da utilizzarsi come impermeabili di emergenza. L’idea funziona per il busto ma tutti e 4 gli arti si infradiciano. In circa 30/40 minuti svuotiamo le pozze e ci catapultiamo sopra il pozzo da scendere. Arma Lorenzo e per scaramanzia scende Matteo: sotto una bella pozza d’acqua di circa 4 m² e laterale una finestra ad un metro da terra che rientra sul meandro che continua. Matteo da un occhiata avanti e con voce ferma e decisa ci invita a continuare. Ritogliamo gli imbrachi, vista l’ora ci permettiamo solo di fare il rilievo e ci addentriamo nel meandro che va e va e va………o.
Abbiamo rincontrato l’attivo che è di nuovo a far chiasso sotto i nostri piedi e gli spazi tornano decentemente percorribili, non larghi ma alti. Dopo circa 80 mt praticamente quasi orizzontali si apre un pozzetto verticale e decidiamo di fermarci e rilevare tornando indietro. Non possiamo sporgerci troppo per vedere oltre il pozzo, lasciando il buio a fare da padrone. Abbandoniamo il trapano e qualche attacco, sapendo che Matteo rientrerà il giorno successivo per portare avanti esplorazione e sistemare le cose delicate in una sacca stagna con sali. Usciamo piuttosto distrutti, passo lento e stanco da chi è stato malmenato dallo Smussa Anche, e finalmente fuori ci attacchiamo al telefono dove Claudia e Leonida ci aspettano al Villa Anita con un tavolo riservato per una pizza alle una di notte.
Capitolo 2: Domenica
Dopo aver “dormito” quelle poche ore in macchina per evitare di fare avanti e indietro mi ritrovo in pasticceria a Sigillo per l’appuntamento con gli altri tre alle 8:30. Siamo io (Matteo), Lucia, Stefano e Roberto. Ci saranno anche i 5 che per l’ennesima volta torneranno nelle zone dello Staffa, fatta colazione e raccontato come è andata l’esplorazione del sabato ci mettiamo in cammino per raggiungere l’ingresso sfruttando la bella giornata ci cambiamo all’esterno prima di sparire nel buio della grotta. Tra una chiacchiera e l’altra arriviamo davanti all’ingresso dello Smussa Anche, da qui faccio strada visto che Lucia ne conosce solo una parte mentre Stefano e Roberto non ci sono mai stati. Superata la prima parte arriviamo nella zona più stretta del meandro dove Roberto trova qualche difficoltà nel superare le strettoie ma che non lo fermano, solo una volta superata questa parte torna il sorriso sul volto di tutti e 4, rimessi gli imbraghi che avevamo tolto al Canin iniziamo il tratto di grotta esplorato il giorno prima fino alla sommità del pozzetto dove l’esplorazione si era arrestata. Una volta arrivati armiamo subito e scendiamo, Roberto nota un bellissimo Geode di 1,5 metri con cristalli di circa 3/4 cm che si apre a metà del pozzo, veramente bello, peccato che i cristalli siano sporchi di fango. Il pozzo chiamato Geode dopo un terrazzino scende ancora per qualche metro dove alla base riparte uno stretto meandro che si lascia percorrere ancora per qualche metro fino ad un nuovo pozzo, Roberto preso dalla foga esplorativa tenta di scenderlo ma rinuncia evitando poi di rimanere bloccato visto anche l’assenza di corda terminata per scendere il pozzo precedente. Si è fatto tardi e felici che la grotta prosegue ci rimettiamo in marci cercando di uscire in tempo per la cena, ma prima di ripartire Roberto nota una fessura sotto la parte attiva del pozzo, si infila dentro ma poco dopo un tappo di fango blocca il passaggio, peccato. L’uscita è lenta e faticosa, lo Smussa Anche non perdona e le tute speleo perdono i pezzi man mano che lo percorri, ormai come accade ogni uscita arrivare al Canin è un senso di liberazione, ci sentiamo già fuori anche se in realtà non è cosi. Solo qualche ora più tardi saremo veramente fuori e come sempre il buon Luca ci aspetta anche oltre l’orario di chiusura per non farci tornare a casa a stomaco vuoto.
Considerazioni:
Lunedi mattina, 9:30
Francesco: Come è andata ieri? Massacrati?
Roberto: Ematomi di 4 centimetri. Strettoia su pozzo da 10: passo con il culo poi decomprimo e parte la prima costola, poi la seconda, poi la terza…
“Dio prese una costola ad Adamo e creò Eva insieme ad un Po’ di terra”.
Io ho tolto tre costole così ho fatto tre Eve, per la precisione, tre puttanissime Eve!
Matteo, Lorenzo, Francesco
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