10/11/19, Grotta del Chiocchio, Spoleto
Dopo l’impegnativa ed emozionante cena di fine corso ci si azzarda a pianificare “in extremis” un’uscita: ore 8 davanti alla sede, destinazione grotta del Chiocchio, località Fosso dell’Andreone (Spoleto).
Siamo in 4: io, Simone G., Filippo L. e Laura V. Nonostante le ore piccole ci troviamo, seppur assonnati (quantomeno Laura ed io), davanti alla sede all’orario prestabilito, carichiamo la macchina e partiamo. Facciamo colazione lungo la strada per prendere energia ed in poco più di un’oretta raggiungiamo lo spiazzo dove lasciamo l’auto; finalmente una bella giornata di sole, dopo tanti giorni di pioggia! L’ingresso è un comodo antro a cinque minuti di sentierino dalla macchina, di fianco al letto di un torrente in secca. La grotta è prevalentemente costituita da pozzi che si susseguono fino ad arrivare alla sala dell’Anatra (-461m), ma noi non puntiamo al fondo.
Entriamo con la speranza di non trovare troppa acqua, ma le probabilità, visto il meteo dei giorni passati, non sono alte. Seguiamo in discesa una corda fissa in acciaio lungo cunicoli mai troppo stretti fino ad arrivare ad alcuni semplici saltini e all’unica strettoia nella quale è stato necessario togliersi gli zaini e passarli a mano (Buche da Lettere). L’acqua è presente ma ancora siamo perfettamente asciutti. Appena prima del primo pozzo (Cascata Bianca) ci accolgono un sacco di pipistrelli: alcuni svolazzano, palesemente infastiditi dalla nostra intrusione, altri sono raggruppati in nidiate e si limitano a tenerci d’occhio. Cercando di infastidirli il meno possibile, Simone e Filippo armano il pozzo e ci caliamo per una decina di metri. Lo spettacolo della Cascata Bianca ci distrae dal fatto che il flusso d’acqua del rigagnolo che scorreva ai nostri piedi verso il fondo della grotta è palesemente aumentato. Da qui in poi mi dicono essere tutto armato e scendiamo rapidamente il Pozzo del Panino, il Pozzo Alberta e le tre sezioni dei Novelli. Ogni pozzo è una doccia! L’acqua scende copiosa e non ci da tregua. Arrivati all’imbocco del Pertugio (che ormai assomiglia a uno scivolo da acquafan) sostiamo per riscaldarci con un po’ di tè e mangiare qualcosa. Bagnati come siamo si decide tutti insieme di tornare su, in fin dei conti è la prima uscita dopo la fine del corso per noi due novellini, Laura ed io! La risalita fino al primo frazionamento della terza parte dei Novelli è letteralmente una doccia d’acqua fredda, dopo quello tutto il resto mi sembra più asciutto di quello che è. Saliamo “rapidamente” (sicuramente lumache in confronto a Simone e Filippo) non tralasciando di ammirare le belle formazioni calcaree che avevamo già apprezzato durante la discesa. Riusciamo dalla grotta, col sole ancora alto, e di corsa raggiungiamo la macchina dove abbiamo il cambio asciutto, non prima di aver scattato una foto ricordo con le scarpe zuppe.
Nonostante le condizioni un tantino avverse è stata una bellissima e divertente esperienza che spero sia solo la prima di tante altre.
Fabio