28/10/2017, Grotta di Monte Cucco
Dopo un mese dedicato al Corso di Introduzione alla Speleologia si torna finalmente a casa nostra,” il Cucco”. In questo 2017 ci siamo dedicati quasi esclusivamente al rilievo riportando la luce e dando una forma a quei posti già esplorati ma che non vengono frequentati da molti anni, sia per la loro difficoltà sia perchè sono zone disarmate.
Questo fine settimana cavalcando l’onda della siccità decidiamo di tornare al Fondo Franco, probabilmente gli speleo sono tra quelle poche persone “felici” se capitano come in questo arido 2017 lunghi periodi di siccità. Sappiamo bene che i sifoni terminali del Cucco hanno la caratteristica di variare a seconda delle stagioni e della quantità di acqua/neve che durante l’anno si riversa sulla montagna. Nel particolare al Fondo Franco durante le numerose discese fatte nel 2015 abbiamo constatato che il livello del sifone può salire o scendere di oltre 70 metri cosi da liberare o allagare grandi ambienti.
Siamo in 5, Matteo, Lorenzo, Roberto, Lucia e Rudy. L’appuntamento a Sigillo, colazione e si parte. Alle 10:00 siamo in grotta e pozzo dopo pozzo scendiamo rapidamente rallentati solamente dalla sostituzione di alcune corde lesionate. Arrivati in testa al P. Franco Lorenzo si fa carico dell’armo ritrovando in ottime condizioni i fix inox messi due anni prima, anche se chi è passato li dopo di noi si è “fregato” i dadi complicando le operazioni d’armo. Una volta scesi tutti ci concediamo uno spuntino prima del bagno di fango che ci attende da li a poco percorrendo lo scivolo finale. Mettiamo anche alcune corde evitando di utilizzare quelle marce che per gran parte dell’anno restano nascoste sotto l’acqua del sifone. Arriviamo sopra l’ultimo pozzetto, Matteo davanti che arma e tutti dietro in attesa di notizie, passaggio tra i massi, frazionamento lo sguardo si allunga in cerca del bollino giallo che fissava il limite della grotta; eccolo la il bollino giallo con la scritta rossa sopra era li, dove lo avevamo fissato sul pelo dell’acqua, ma l’acqua non c’è più, lo sguardo ruota alla ricerca del sifone da sopra chiedono costantemente cosa ci sia ma la risposta tarda ad arrivare, bisogna affacciarsi sul bordo del pozzetto, quello che due anni fa si poteva soltanto intravedere illuminando l’acqua. Ora ci siamo i lumen della zebra aumentano, lo sguardo timoroso si getta giù e un grido di gioia raggiunge gli altri sopra che attendevano con ansi, IL SIFONE NON SI VEDE. Nel frattempo tutti scendono sfruttando il piccolo terrazzino, trapano in mano Matteo prepara l’attacco per scendere, nessun segno di passaggio, bonifica dai massi in bilico e si arriva alla base, li su quella che è una galleria 2×2 discendente nuovamente il sifone che sbarra la strada, era prevedibile vista la vicinanza con la quota altimetrica della sorgente Scirca, ma la felicita per aver spinto ancora qualche metro più avanti il fondo del Cucco è tanta, poi ad un tratto una condotta in salita attira l’attenzione.
Decidiamo di risalire, Lucia in piedi sulle spalle di Lorenzo fissa un fix il più alto possibile, poi Matteo risale con Rudy che fa sicura. In cima alla condotta un piccolo camino molto fangoso e non molto largo alto circa 5 metri. Ci pensiamo qualche minuto su cosa fare, rischiare la risalita o ritenersi soddisfatti? Prevale il buon senso vista l’assenza di corda, due fix rimasti ed il poco invitante camino. Rileviamo i pochi metri di grotta esplorata e iniziamo la lenta risalita non prima di aver fissato il nuovo bollino che certifica la nuova profondità raggiunta e le foto di rito. Passo dopo passo si raggiunge la base del Franco, Lorenzo come si era armato il pozzo se lo disarma aiutato da Matteo per recuperare la corda lungo i grandi tiri. Alla base del Gitzmo Roberto si fa carico del sacco con dentro una 100 utilizzata nella Regione Urbinate recuperando cosi tutto il materiale lasciato in giro. Alle 01:00 usciamo dalla grotta trovando ristoro alla pasticceria Le Camille di Sigillo.
Vale la pena scendere 900 mt. sotto terra per approfondire il fondo di ulteriori 6 mt.? Diciamo che visto da fuori può sembrare strano ma la risposta è che non si può fare a meno di andare a togliersi la curiosità. Questa uscita è stata studiata e preparata da molto tempo, in attesa di condizioni meteo stabili compatibili con giorni di festa. L’abbiamo sognata e discussa almeno un milione di volte dopo l’ultima volta.
Condividere il viaggio al fondo Franco è principalmente una questione di fiducia nei propri compagni di squadra; emotivamente e psicologicamente devastante ed allo stesso tempo magnifico.
L’eco che si produce sopra quella successione di imponenti pozzi rende quasi impossibile la comunicazione con gli altri compagni, ma contemporaneamente restituisce un suono che sa di immensità e calma millenaria. La “religiosa” ripetizione delle pedalate per riemergere in superficie diventano mano a mano più logoranti ma sempre più convinte, sapendo di quanto apprezzerai le comodità riservate all’esterno come acqua calda ed un buon pasto seduti.
Come sempre un posto che lascia il segno in ognuno che, mettendosi in gioco, è riuscito a visitarlo; per tutto il resto c’è mastercard.
In conclusione: sotto il livello dell’acqua la galleria continua, con apparenti dimensioni percorribili, continuando a farci fantasticare sulle infinite prosecuzioni conosciute ad oggi solo dall’acqua.
Matteo e Lorenzo
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