Si avvicina il rilievo del lontano nuovo fondo

24-25/06/2017, Grotta di Monte Cucco.

Poco riposo per tutti, come spesso accade la sera che precede un campo interno. La squadra rosa Nadia e Alessandra anticipano il ritiro delle chiavi e rapidamente tutti e 4 siamo davanti all’ingresso. Io e Matteo ci incamminiamo velocemente dopo qualche indicazione sui segnali da lasciarci per indicare ingresso e uscita dai cunicoli.

Sacchi da campo fino al salone Canin, poi ci si alleggerisce per procedere snelli e veloci. Non è che ce la ricordiamo molto bene questa via per il “nuovo fondo”, nonostante sia passato solo 1 anno; comunque superata la sala della cascata bianca nella regione del Cucco Libero non è che ci siano molte deviazioni dove poter sbagliare.

Fango pesante, colloso e scivoloso è l’accoglienza che si riceve all’inizio di questa via che si alterna continuamente in alti passaggi sul meandro e tiri di corda fino a ritoccare di nuovo la base del vivo torrente. Non c’è molta acqua in questo periodo ma nonostante ciò il rumore è costante e fragoroso: in basso ci sono candidi ciottoli tondi e grandi marmitte piene di liquido cristallino e incontaminato, mentre i passaggi alti sono caratterizzati da lame di pietra sospese e fango fossile che rende fastidiosa la progressione. Credo che oltre 30 tiri di corda si alternano a tratti in cui si cammina e ci si contrappone alla forza di gravità, sembra un percorso infinito, non si arriva mai.
Il piano è semplice: arriviamo in fondo, e risalendo rileviamo così da togliere le parti terminali più remote e difficilmente raggiungibili con portate di acqua maggiore.
Gli armi sono rimasti quelli degli esploratori nel 2011, tranne i moschettoni in alluminio che avevamo sostituito con maglie rapide l’ultima volta.Corde leggere ci accompagnano in lunghi pendoli e scomodi traversi.
I Fix in ferro zincato sono già tutti arrugginiti (non voglio esprimere completamente la mia opinione sull’utilizzo di fix zincati perchè diventerei pesante, comunque li vieterei e chi dice il contrario non ha capito l’importanza dello spazio che occupa un singolo ancoraggio, anche in palestre dove i fissaggi vengono considerati di poca importanza. Ci dobbiamo preoccupare anche di chi verrà dopo di noi, sempre, non solo su argomenti come il clima. Trovo sia un comportamento menefreghista l’uso di fix zincati in ambiente Speleo. Ecco appunto, basta).
Ci sono molti spezzoni di corda su naturali che si stanno rapidamente infradiciando e molti dei pozzi sono con partenze singole, un classico delle zone nuove e poco frequentate se non durante la loro scoperta.
Come spesso accade, più ti allontani dalle zone frequentate più gli armi sono fatti con il culo, anche se l’attenzione che dovresti prestare dovrebbe essere maggiore; ma si, tanto qui ci viene solo gente che ci sta molto attenta a quello che fa’ :(!!!

Ci siamo, quasi in fondo, riconosciamo la condotta a forma di tubo dove un anno fa ci eravamo fermati sopra la pozza di acqua cristallina, ora è libera e possiamo continuare a scendere. Stendiamo la corda che entrava nell’acqua e camminiamo fino a passare sotto un cascatella in cui, con una retrovergenza, si entra dentro una faglia più stretta e fangosa. La corda è stata tirata dentro alla meglio e dopo un frazionamento raggiungiamo di nuovo, ma scomodamente, il livello dell’acqua. La corda si vede entrare i acqua ancorata su un frazionamento e con le luci non si riesce a vedere oltre i 5 mt di profondità: può abbassarsi ancora di livello e lasciarci guadagnare qualche altro metro di dislivello, ma non oggi.

Video e foto di rito, sono le 15, non scordiamoci che siamo venuti con l’obiettivo di rilevare. Strumenti alla mano e iniziamo il rilievo risalendo. E’ così stretto e scomodo questo primo tiro di corda che sembra un efficace trappola per speleo.
1° caposaldo fisso sul livello attuale dell’acqua, secondo caposaldo fisso sul livello dello scorso anno e in poco tempo sono le 17. Ci guardiamo, e iniziamo a decidere sul da farsi: potremmo ripartire e riuscire ad essere fuori ad un ora decente ma decidiamo di continuare a rilevare rispettando il progetto iniziale di rilevare quanto più possibile per avvicinarci all’altro lato del rilievo già attaccato al resto della grotta. E qui parte la dipendenza psicologica da rilievo, più ne fai minore sarà la strada da percorre la prossima volta, in 2 è pure più lenta come operazione e in maniera meticolosa continuiamo a prendere punti senza renderci conto che sono passate le 23.
Il disto X è scarico e si spegne (finalmente), mettiamo il caposaldo fisso e ci incamminiamo per tornare al campo. Senza renderci conto siamo 2 zombi ricoperti di fango e più diventa tardi e più andiamo piano; ci si addormenta nei momenti di attesa. Gli attrezzi non agganciano bene sulle corde e gli sforzi raddoppiano.
Le tute, i guanti e le ginocchiere logore si squarciano in più punti facendo stramaledire questa zona infernale. L’acqua è ormai entrata fin dentro le scarpe, ma per fortuna la parte alta della tuta si asciuga grazie all’abbondante circolazione di aria che caratterizza un po’ tutta la zona.
Salone Canin finalmente, sono le 3, pasto veloce e sacco a pelo.
Alle 13 di domenica saremo fuori, sotto un potente sole e con la classica attenzione di estranei che vedono uscire 2 creature immonde da un mondo a loro ignoto.
Che dire, ne è valsa la pena, tanti sforzi hanno fruttato mezzo chilometro di poligonale rilevata coprendo un dislivello di 300 mt. Ora il dubbio che attanaglia la mente tutte le sere prima di andare a letto è: dobbiamo ultimare il tratto di rilievo che ci permette di agganciare questo sforzo, con il resto già mappato.
Lorenzo e Matteo

 

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