18/06/2017, Grotta di Monte Cucco
Spinti dalla voglia irrefrenabile di visitare ogni angolo di questa grotta e dall’ambizioso progetto di rilevarla questo fine settimana abbiamo toccato la base del Fondo Majimbù, nella Regione Urbinate. E’ il quarto fondo che facciamo in due anni, non è ne il più bello ne il più faticoso, ma il più “tosto mentalmente”.
Partiamo la mattina presto riuscendo ad entrare in grotta alle 10:00, il passo è buono nonostante il peso trasportato e le condizioni fisiche non ottimali. All’ultimo frazionamento del Gitzmo troviamo la corda lesionata sotto il nodo, le corde che trasportiamo dovrebbero essere precise per armare i pozzi terminali dove siamo diretti quindi decidiamo semplicemente di rigirare la corda cosi da lasciare la lesione a due metri da terra. Procediamo lungo la Galleria del Campo dove ci liberiamo delle attrezzature cosi da passare “comodi” le strettoie una dopo l’altra, fino all’ultima che crea qualche problema a Lorenzo il quale si incastra rischiando di rimanere bloccato e con lui anche Matteo che era già passato. Dopo qualche minuto siamo entrambi dentro la Regione Urbinate e percorso il tratto di galleria in discesa arriviamo in cima ai pozzi. Indossiamo pantaloni e k-wey cosi da ripararci dall’acqua che da li a poco incontreremo lungo la discesa e prestando la massima attenzione a dove mettere i piedi visto il numeroso quantitativo di sassi in equilibrio precario che caratterizzano questa serie di pozzi.
Arrivati al limite raggiunto la volta precedente iniziamo la faticosa ricerca degli ancoraggi utilizzati dai nostri predecessori, alle volte non capendo proprio da dove e come siano scesi costringendoci all’utilizzo del trapano. Gli ambienti sono sempre belli grandi anche se la roccia è di quelle che non vorresti mai trovare, totalmente fratturata che soltanto guardandola si stacca dalle pareti. Arriviamo finalmente alla base del P60, qui troviamo una corda che traversa un pozzo e risale, ma noi dobbiamo scendere e come al solito fatichiamo nel trovare la via giusta. Ci arrangiamo con quello che troviamo e con la poca corda rimasta del pozzo precedente scendiamo anche il P12.
Slalom tra i massi e nuovamente alle prese con ancoraggi naturali per scendere uno scivolo di una quindicina di metri, qui Lorenzo dice a gran voce “chiude, il P40 è franato”, ma scendendo individuiamo il passaggio tra i massi e un fix. Lorenzo arma e inizia la discesa, ma la corda struscia troppo, risale fino ad un terrazzino aspettando l’arrivo di Matteo. Trapano alla mano decidiamo di mettere un deviatore vista l’impossibilità di frazionare. Mentre Lorenzo forava la parete un rumore sinistro fa alzare lo sguardo a Matteo che urla “Sasso”, neanche il tempo di finire la frase che viene centrato sulla gamba sinistra fortunatamente senza conseguenze. Constatato che il “potente” tassellatore Uneo fa staccare i sassi dal soffitto proseguiamo la discesa fino alla base del pozzo raggiungendo cosi il Fondo Majimbù. L’idea iniziale era di rilevare il pozzo finale cosi da non doverci più mettere piede ma l’acqua non lo rende possibile quindi iniziamo la lenta risalita che ci permetterà di uscire alle 22:00.
Ps. Grazie a Lucia per le pizze consegnate direttamente in macchina.
Matteo – Lorenzo
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