17/07/2016, Grotta di Monte Cucco
E’ da un mese che non ci spingiamo oltre i Cunicoli del Vento ed è arrivato il momento di tornarci e portare avanti il rilievo del ramo Fratelli d’Italia.
Si parte la mattina presto da Perugia, saremo in tre: Matteo, Lorenzo e Francesco. Questa volta non abbiamo pesanti sacchi che ci rallentano la strada ma solo lo stretto indispensabile per rilevare e cibarci.
Procediamo rapidi fino alla congiunzione tra Area 150 e Fratelli d’Italia dove il rilievo era fermo ormai da troppo tempo. Una volta stabiliti i ruoli si parte con Lorenzo uomo pennarello che fa strada, Francesco al Distox e Matteo che disegna le sinuose curve del meandro. Ormai siamo una squadra affiatata e procediamo senza problemi se non fosse per la nostra curiosità che ci spinge dentro ogni minima fessura che la grotta ci offre e come si dice: chi cerca trova. Dopo circa 150m di rilievo, dove il fossile incontra l’attivo, Lorenzo nota una galleria sotto un breve scivolo di sabbia, tentiamo di salire ma la soffice sabbia si sbriciola facendoci tornare sempre indietro (come a giochi senza frontiere); alla fine Francesco riesce a salire sfruttando anche gli appoggi umani degli altri due e sparisce dopo pochi metri. Aspettiamo curiosi il suo ritorno, naturalmente dopo un paio di minuti che è sparito proviamo a chiamarlo ma già non ci sente più; al suo ritorno la parola magica “PROSEGUE” non tarda ad arrivare, “e vai anche oggi si esplora”.
Non ci lasciamo prendere dalla solita foga esplorativa e procediamo lentamente portando avanti anche il rilevo cercando di capire la direzione e lo sviluppo di questa nuova fetta di grotta. La galleria è caratterizzata da un soffice ma spesso strato di sabbia che ne ricopre tutta la base e forma una serie di sifoni sabbiosi che interrompono l’andamento lineare della galleria. Alla fine ne superiamo 5 ma nulla possiamo davanti l’ultimo tappo che si presenta davanti a noi, tentiamo anche un breve scavo che si rivela inutile, la galleria ostruita quasi totalmente prosegue e solo una leggera corrente d’aria la può attraversare.
Per tutto il nuovo tratto percorso, tranne l’ingresso, gli strati e la galleria scendono con leggera pendenza verso il basso, mentre nella parte terminale raggiunta, sembra cambiare direzione ed andare verso l’alto; sulla base di tutta la galleria è evidente come una gran parte della condotta sia oscurata dallo spesso strato di sabbia asciutta che ne caratterizza il pavimento. Su dei tratti è evidente anche del fango secco, spesso e con delle incise crepe; al suo interno è nero.
Era partita bene e speravamo in qualche cosa di meglio ma alla fine i nostri 150m di nuova grotta il abbiamo portati a casa. Decidiamo che può bastare cosi, la via verso il fondo la proseguiamo la prossima volta. IMPANATI COME COTOLETTE ci rimettiamo in marcia x uscire con gli ultimi raggi di sole e concludere la giornata al Villa Anita.
Nel complesso la zona non presenta grosse difficoltà tecniche, si è però costretti ad attraversare i cunicoli del vento e successivamente affrontare un umida strettoia in salita che permette l’accesso alla sala della (spettacolare) cascata bianca.
In questo periodo dell’anno i torrenti interni sono praticamente in secca, e ciò permette di fare l’ingresso sul ramo attivo senza bagnarsi troppo. Da non sottovalutare l’abbondante quantità di fango che si è costretti a caricare e trasportare appena superata la cascata bianca fino alla congiunzione con il ramo attivo; per tutto questo tratto si sente il rigogliare dell’acqua che salta nella parte bassa e non sempre stretta del meandro sottostante.
Non appena si raggiunge l’attivo l’acqua diventa silenziosa, e con un gioco di piccoli sifoni per dei tratti scompare sotto sabbia e tondi ciottoli che in apparenza possono sembrare un accogliente superficie ma che in realtà fanno sprofondare fino alle ginocchia i malaugurati Speleo.
Ci sarebbe anche da raccontare del fantastico canto delle sirene e del tesoro che si trova all’interno del galeone sprofondato sui sifoni ma per questa volta, non avendo sacchi dove mettere l’oro, abbiamo lasciato stare e non vi annoieremo con i dettagli.
Ultimo ma non meno importante, la galleria è stata chiamata Pokemon Go, discutibile, ma questo è stato scelto di comune accorso tra i tre primi esploratori. Come già Matteo ha specificato nei social, tendiamo a dare nomi connessi a fatti di attualità e non ci piaceva ricordare i brutti eventi; abbiamo quindi optato per ricordare un fatto ben più leggero e che fa comunque riflettere sui comportamenti dei singoli individui e delle masse. Per andare in grotta si ha bisogno di una mente abbastanza libera e tranquilla, non crediamo sia giusto visitare gallerie con nomi in ricordo di stragi o crolli di governi che richiamano una psicologia televisiva solitamente triste, negativa, politica e pseudo religiosa.
Matteo – Lorenzo – Francesco
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