23-24/04/2016, Grotta di Monte Cucco.
Il fine settimana è arrivato ed è ancora tempo di esplorazione. Abbiamo programmato un campo interno al Salone Canin per facilitare l’esplorazione dello Smussa Anche così da avere più tempo a disposizione. Saremo in tre, Lorenzo, Matteo e Roberto e sempre causa impegni di lavoro partiremo a metà mattinata entrando in grotta all’ora di pranzo. Il passo è lento come quello di chi trasporta pesanti sacchi pieni di materiale oltre al fatto che Roberto è sotto antibiotici da due settimane e Matteo è già stanco prima di entrare.
Arrivati al Canin “alleggeriamo” i sacchi dal materiale per dormire e procediamo in direzione delle fetide strettoie dello Smussa Anche, qui rallentiamo ulteriormente il passo superando una dopo l’altra le strettoie fino ad arrivare al passaggio semi allagato. Lorenzo si fa coraggio e supera il passaggio attivando il tubo che mezzora più tardi consentirà il passaggio asciutto agli altri due. Procediamo superando l’ultima strettoia tosta, da qui il meandro concede qualche spazio più ampio, quantomeno da poter tenere l’imbrago addosso. Arrivati al pozzo Geode prendiamo gli strumenti da rilievo con l’intenzione di verificare l’ultima parte di rilievo realizzata la volta precedente ed essere sicuri che sia fatto bene visto alcuni inconvenienti che ci erano capitati. Ma non siamo fortunati, anche questa volta abbiamo problemi che renderebbero inutile il lavoro di rilievo, decidiamo quindi di abbandonare l’attrezzatura li e di pensare solo all’esplorazione. Arriviamo al limite esplorativo del ramo fossile dove un piccolo restringimento ci bloccava il passaggio, prepariamo tutto l’occorrente e disostruiamo, bastano due colpi e un bel lavoro di mazzetta e scalpello per consentire un comodo passaggio. Disarrampichiamo un breve scivolo ritrovandoci tutti e tre in una piccola stanza, da qui riparte una spaccatura inclinata che guardandola non promette nulla di buono, la prima impressione è quella che non si passa, ma vale la pena tentare. Nessuno si fa avanti, quindi il fessurista sarà sempre Matteo, tolto l’imbrago si infila nella stretta spaccatura fino ad un punto dove si nota uno sfondamento di qualche metro e dimensioni più accettabili, ma non si passa. In un primo momento la delusione è parecchia, disostruire li non è facile, quasi da accanimento terapeutico ma la forte corrente d’aria e la vista di ambienti più larghi e percorribili ci danno la carica per fare almeno dei tentativi. Ci prova prima Lorenzo e poi Matteo ma non basta per rendere percorribile il passaggio. Decidiamo allora di fare un tentativo nel pozzo attivo sperando di bypassare il ramo fossile, altra opera di disostruzione, armo pronto e flusso d’acqua deviato con un sacco il più possibile, quantomeno il getto principale ma che non sarà sufficiente per non bagnarsi. Anche qui scende Matteo, ma appena raggiunta la base del pozzo uno stretto meandro blocca l’avanzata, causa alcune lame non si capisce neanche come procede il meandro lasciando un grosso punto interrogativo su quello che ci aspetta nella parte attiva. Le piogge degli ultimi giorni hanno aumentato notevolmente il flusso idrico della parte attiva del meandro, una stima approssimativa sulla portata è di 4l/s che rende i passaggi verticali al limite. Vista l’impossibilità di proseguire nella parte attiva e la portata idrica elevata che non ci permette di fare una disostruzione in sicurezza tentiamo la sorte nell’ultima della tre vie da esplorare. Questa volta visto che il meandro è in salita va avanti Lorenzo, di solito porta bene, ma anche qui il meandro si concede solo per pochi metri, un primo ristringimento blocca l’avanzata e dopo una serie di contorsioni Lorenzo lascia passare Matteo che supera la fessura ma che nulla può sulla successiva. Non è proprio giornata, ci siamo portati materiale a volontà visto i tre fronti esplorativi e nessuno di questi si è concesso alla nostra sete esplorativa, in tutti e tre siamo bloccati da passaggi stretti che andranno disostruiti ma che non ci scoraggiano, anzi l’aria percepita nella parte fossile ci lascia buone speranze anche se queste sono conclusioni fatte a mente fredda, in quel momento la delusione era parecchia mischiata alla grande stanchezza hanno reso il rientro al Canin un vero inferno. La risalita è la cosa meno emozionante dell’uscita fatta di grandi sofferenze e solo la voglia di un caldo sacco a pelo che ci spinge verso la nostra meta, abbiamo anche un imprevisto con tutte le batterie di riserva della lampada di Roberto cadute nel meandro e che solo dopo svariati tentativi Lorenzo recupera, usciamo dallo Smussa Anche stremati e mentre Lorenzo si rimette l’imbrago per alleggerire uno dei sacchi Matteo e Roberto si addormentano appoggiati uno sull’altro all’imbocco dei Cunicoli del Vento. Svegliati e spronati da Lorenzo arriviamo finalmente al Canin dove ci rifocilliamo con tutto quello che troviamo mentre Roberto per festeggiare il compleanno di Cristiano anche se in ritardo apre la bottiglia di champagne che era nascosta li ormai da anni e che proprio Roberto regalò a Cristiano per il suo compleanno. Alle 5 passate finalmente siamo nei sacchi a pelo dove rimarremo fino alle 11, poi ripartiremo per uscire incontrando un gruppo di 18 speleo di Roma nei pressi del Saracco ed altri al Pozzo Perugia. Uscendo troveremo una fitta pioggia che ci accompagna fino alle macchine, la due giorni finisce al Villa Anita.
Matteo
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