27/12/2015, Grotta di Monte Cucco.
Capitanati dalle sempre verdi (o marroni all’uscita) Claudia e Lucia è una fosca Domenica mattina quando scopriamo che al di sopra c’è il paradiso, così si apre a noi Costacciaro dopo aver attraversato il Purgatorio che si arrampicava dalla piana ponteggiana.
La squadra scelta dalle capo gruppo è ben assortita; 2 donne (Erica “Gambalunga” e Alessandra “Salve”) e 2 uomini di cui 1 doppione (Fabrizio e Fabrizio) per cui si è scelto alla partenza di usare una convenzione per i nomi, basato sulla loro datazione al carbonio 14, la convenzione è Geiar (JR) e Señor (SR).
Lo scopo della spedizione è intercettare nelle infide profondità del monte i due prodi, Lorenzo e Matteo, partiti la sera prima.
Salendo da Costacciaro si ha l’impressione che il Paradiso non sia la colazione al solito bar ma in se l’atto di andare verso l’alto; il Cucco ci apre orizzonti e ci fa vedere dal suo promontorio il grigio e nebbioso purgatorio delle anime che fa da contorno; siamo al di sopra delle nuvole non c’è ombra di dubbio. Ma la cosa più stupefacente è che l’ingresso dell’inferno spesso identificato nell’ abisso è quassù, per cui del Paradiso ne è il prolungamento.
Torno ai fatti! Ci prepariamo e saliamo per scendere. Solito tragitto attraverso il Margherita verso il Terni. Señor chiede a qualcuno chi o “checcosa” sia “Tikka” e gli viene indicato un punto esatto sopra la sua fronte (e forse non riesce a vederlo), lo stesso punto che poi la speleosub Erica proverà a recuperare dentro il laghetto del Terni.
Agisce esattamente come un fenicottero che caccia una preda, con il risultato che la “tikka” è troppo sfuggente ed Erica è fradicia fino alla “cintura”, tuttavia si da una sgrullata e prosegue con la squadra. Con il proposito di recuperarlo al ritorno continuiamo verso il fondo del baratro allegramente, poco prima incontriamo Lorenzo e Matteo che ci fanno un resoconto del loro Sabato sera piuttosto festaiolo.
Arriviamo in fondo al baratro e mangiamo vista Saracco riparati sotto una roccia, giusto il tempo di una foto ricordo, soprattutto per la tuta nuova di Lucia già divenuta di terza mano.
La risalita la facciamo spediti ma la nostra testa è già al Terni, ove ci aspetta il difficile recupero della “Tikka”. Le prime ad arrivare sono Lucia ed Alessandra “Salve” con la seconda che si immerge testa in giù allungandosi il più possibile, così da cadere nella vasca delle triglie come Fantozzi nel ristorante giapponese; (ho un po’ romanzato qui) tuttavia non si perde di animo e con l’aiuto di Geiar provano la posa plastica del soccorso: il primo appeso al cavo d’acciaio con la longe (rigorosamente moschettone d’acciaio) a panciasotto ed Alessandra allongiata a lui per poter ondeggiare a fior d’acqua come gli acrobati del cirque du soleil. Ci si aspetterebbe un lieto fine invece, inspiegabilmente, l’acqua diventa torbida ed ogni tentativo diventa un buco nell’acqua. Per questa volta è andata ma la prossima porteremo le miiole….
Un passo alla volta mi affascina sempre di più questo Cucco, ogni volta ne scopro un pezzettino nuovo e l’immagine mentale del rilievo prende più forma.
Concludendo, la morale del resoconto è che spesso bisogna toccare il fondo per trovare quello che si cercava.
Fabrizio (Geiar)
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