15/11/2015, Grotta di Monte Cucco.
Partecipanti: Lorenzo, Matteo e Nadia
Arriviamo al parcheggio di pian di monte, la nebbia che ci ha accompagnato durante tutta la salita in macchina lotta con il sole che prova a diradarla, ma solo lasciando le auto e salendo un po’di quota il panorama si apre ai nostri occhi, correnti di nuvole basse e compatte percorrono le vallate avvolgendo tutto in una calma ovattata, sopra spuntano le cime e il cielo ha ancora striature rosate, un vero spettacolo…
È caldo, alla fine si sale in maniche corte..e sudando pure!
All’ingresso siamo i primi, ci fermiamo un pò, e iniziano ad arrivare i nostri, poi gli spoletini, due di Senigallia diretti in sala Agnese e altri del gruppo valtiberino.
Via..si parte..i Laghetti Terni sono bassi come al solito, si passano in contrapposizione senza bisogno delle longe, sfilano veloci sotto i nostri occhi il Perugia, i Rami Sinistri, il Baratro, il Saracco, la Galleria dei Barbari, e poi la Burella, l’Orco e l’Infernaccio: una grande galleria con tanti strati orizzontali bene in vista che sembra essere una megafrattura verticale che oltre a salire su in alto scende vertiginosamente verso il basso in vari punti, poi piega di qsi 90° a sx..e non sembra più una frattura…anche se continua cmq a slanciarsi in alto con pareti lisce e levigate come la navata di una chiesa gotica, noi invece giriamo a destra, per la Regione Italiana. È circa la mezza credo.
A darci un caloroso benvenuto un mare di fango acquoso della peggio specie, di quello che ti caccia la scarpe senza ritegno! Ci strisciamo un po’ sopra fino a diventare delle informi pallette monocolore, poi iniziano belle gallerie, un paio di meandri e tante concrezioni bellissime!
Sostituiamo la corda già cambiata la settimana passata con una più corta che avevamo portato per l’occorrenza recuperando quella più lunga, poi iniziamo il rilievo, la funzione di Nadia è di donna pennarello, fondamentale nello scegliere il punto giusto dal quale poi si riparte con le puntate di rilievo, mentre Matteo e Lorenzo discutono animatamente sull’interpretazione del rilievo, cosa si ricongiunge con cosa, dove sta l’anello con il Pozzo Franoso, cosa fare o non fare oggi…per lei qsi arabo..senza di loro non riuscirebbe mai a ritrovare l’uscita da questa zona!! E tanto per facilitarle la comprensione dell’area si esce x un via diversa dall’entrata!!!
Portiamo avanti il rilievo senza sosta entrando in tutte le condotte che si rivelano invalicabili tranne che per un meandro il quale parte largo per poi stringere in maniera selettiva, alla base si apre un pozzo che tende ad allargare e che si aggira sui 20 metri circa stimato lanciando un sasso. Decidiamo che per scendere il pozzo e vedere dove prosegue ci torniamo più attrezzati, torniamo indietro e proseguiamo il rilievo sulla via principale già percorsa la settimana prima fino ad una saletta dove le grandi spaccature si riducono a piccole gallerie. Lasciamo un caposaldo fisso e torniamo indietro proseguendo il rilievo dal lato opposto arrivando fino al Pozzo Franoso. Per oggi basta, si riparte per la terra emersa verso le 16e30, è davvero difficile trovare e usare gli attrezzi nascosti in un malloppo informe di fango..e quando inizi a riconoscerli…cmq non riesci a distinguere le corde della tua attrezzatura personale da quelle dell’armo!!! Sono tutte uguali!! Tutte piene di fango!!!
Inizia la risalita, a pedalate alterne maniglia e croll non fanno presa li mortacci loro, raddoppiando così la fatica…il tempo…e le imprecazioni..
Lorenzo dichiara di essere soddisfatto del lavoro svolto, perché finalmente è chiaro lo sviluppo della zona della regione italiana.
Siamo fuori alle 20, non c’è quasi vento, un terso cielo stellato ci accoglie, con stelle luminosissime.
Nadia, Lorenzo e Matteo
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