26/07/2015, Grotta di Monte Cucco.
Appuntamento alla solita pasticceria di Ponte San Giovanni, siamo in tre, Lorenzo Brustenghi, Massimiliano Crescimbeni e Matteo Guiducci che con solo 3 ore di sonno arriva in ritardo. Partiamo alla volta di Sigillo dove ci aspetta Emiliano Poeta e incontriamo Alessandro Urbanelli, Nadia Cusimano e Mario. Entriamo in grotta tutti insieme ma con vari obbiettivi, Emiliano parte in solitaria verso Sala Agnese per recuperare i sacchi a pelo abbandonati qualche mese fa, Alessandro, Nadia e Mario vanno nella comodissima zona dello Staffa mentre Lorenzo, Massimiliano e Matteo prendono la via del fondo. Al Gitzmo facciamo la prima sosta forzata per sostituire una corda lesionata vista l’ultima volta che avevamo affrontato i grandi pozzi, ma la 17 che ci siamo portati non basta per sostituire anche il tiro successivo decisamente lesionato come il primo. A questo punto rismontiamo la 17 e usiamo la 22 che serviva per fare una risalita. Notiamo che anche il frazionamento successivo si sta rovinando ma per questa volta è accettabile. Scendiamo rapidamente fino al tiro nel vuoto del PX, dove Lorenzo fa riecheggiare il rosario dato che il secondo tratto se lo deve fare sui bloccanti visto che la corda incastrata non gli permetteva di fare neanche la mezza chiave. Superato anche questo ostacolo arriviamo in testa al Franco, qui altra lunga sosta forzata per modificare praticamente gli attacchi di metà pozzo cercando di renderlo più sicuro soprattutto in risalita dove la corda strusciava pericolosamente su diverse lame lasciandoti con il cuore in gola.
Finite le modifiche arriviamo alla base del Franco, è tardissimo, il buon senso direbbe di uscire, ma la curiosità degli speleo non sempre ascolta il buon senso e si inizia il rilievo dalla base del Franco dove avevamo lasciato un bollino giù per la galleria fangosa, arrivati in prossimità della scritta lasciata dallo scopritore del fondo in data 02/04/1969 ci accorgiamo che il laghetto fotografato la volta precedente non ci stava più, al suo posto la galleria che continua per una decina di metri e scritte sul fango di chi aveva preceduto il nostro passaggio.
Anche il secondo laghetto dopo una fetida strettoia è vuoto e alla base si vedono due condotte, una che semi ostruita da detrito congiunge con il primo laghetto mentre la seconda conduce sulla testa di quello che sembra un pozzo ostruito da grossi sassi dal quale si intravede il sifone ad una profondità di circa 3 metri, praticamente il sifone si è abbassato di circa 10 metri senza considerare l’ enorme volume che occupava. Terminato il rilievo di questo angolo di grotta e segnalati i livelli del sifone quando è pieno ci dirigiamo verso l’obbiettivo principale, il sifone terminale del vecchio fondo gasati dal fatto che il primo si era abbassato cosi tanto. Arriviamo al limite raggiunto la volta precedente senza che Lorenzo si rendesse conto, l’acqua non c’è, guardiamo sotto al pozzo dove la volta precedente si notava una corda con nodi inabissarsi e l’acqua non c’è. Ci fidiamo della vecchia corda “anche perché non ne abbiamo” e scendiamo, alla base mucchi di scalette corrose dalla ruggine e la galleria prosegue, dell’acqua nessuna traccia o si, un rumore inquietante arriva da lontano quasi fosse un treno in corsa, proseguiamo il rilievo di una galleria che si fa più grande li fango viscido non ti permette di stare in piedi, il leggero aumento di pendenza crea uno scivolo che se non fosse per il rilievo lo faresti in un secondo. Su tutte le pareti ci sono delle fantastiche concrezioni di fango a forma di alberi di natale della dimensioni di 2 – 3 cm, bellissime, i segni di passaggio sono pochi, troviamo i segni dell’immersione 4 piombi legati tra di loro e un vecchio discensore che abbiamo portato fuori. Qui il rumore d’acqua è assordante, ci troviamo sopra un salto che porta a quella che sembra una sala, la corda è li che aspetta di essere scesa, prima Lorenzo poi Matteo portando avanti il rilievo mentre Massimiliano aspetta sopra, se si rompe la corda poi non si risale. Diamo una scandagliata veloce, dal centro della sala viene giù una cascata inaccessibile verso l’alto, la portata d’acqua fa pensare che sia quella del fiume Miliani che scorre alla base dell’omonimo pozzo, quando termineremo il rilievo anche di quella zona tutto sarà più chiaro, alla destra della sala parte una condotta di circa 10 metri dove alla base scorre il torrente fino al raggiungimento dell’attuale livello del sifone mentre sulla sinistra della sala ci si affaccia su un pozzo di circa 6 metri da dove sembra partire una condotta. Purtroppo non abbiamo effettuato il rilievo di queste zone vista l’ora indecente, lasciamo un bollino fisso sulla sala e iniziamo la lenta risalita sono le 20:00 passate, arriviamo alla base del Franco recuperiamo il materiale e su per quei interminabili pozzi, ad ogni pozzo ci aspettiamo rimanendo sempre in contatto tra di noi, non ci sono più le forze solo il libera esce dalle nostre bocche Matteo si addormenta un paio di volte come accade spesso al prode Pettirossi, finalmente arriviamo al cancello, aria calda, vento forte e nebbia è quello che ci attende ma alle 3:45 siamo finalmente fuori. A Sigillo la piacevole sorpresa della pasticceria aperta ci rifocilliamo e partiamo. Matteo si addormenta prima della fine di Sigillo, Lorenzo alla prima piazzola della quattro corsie si ferma, fortuna Massimiliano che guida fino a Perugia ore 6 del mattino.
Per la cronaca l’attuale rilievo è fermo a quota -897 m, quindi ad un soffio dai -900 che verranno superati non appena termineremo il rilievo mentre il livello del sifone si è abbassato di oltre 70 m rispetto alla prima volta che lo abbiamo visto il 04/04/2015.
Matteo