10/05/2015, Grotta di Monte Cucco.
Ormai è da un mesetto che ci siamo messi in testa di scendere il Pozzo Torino, dopo aver letto una vecchia pubblicazione di Filippo Felici sulla Regione Urbinate (altra zona che attira molto la nostra curiosità con 2km di sviluppo e tre fondi) dove accennava a delle prosecuzioni e scoperta di saloni oltre il Torino.
Giovedì sera concretizziamo la decisione e troviamo subito diversi volontari: Matteo, Lorenzo e Federico preparano il materiale per armare, uno sguardo alla vecchia scheda d’armo e dopo l’esperienza del Franco raddoppiamo il materiale che veniva indicato “scelta saggia”.
Domenica mattina appuntamento alla Bella Napoli di Ponte San Giovanni, siamo Matteo, Lorenzo, Zanga, Federico, Alfredo, Lucia ed Urbanelli, quest’ultimo solo a fare colazione. Nadia ci aspetta a Sigillo dove troviamo anche il mitico Roberto pettirullo che si farà una bella camminata in solitaria alla ricerca delle risorgenze di Valle Orsare.
Entriamo e ci dividiamo subito in due gruppi, Matteo, Lorenzo, Zanga e Federico vanno avanti sostituendo per l’ennesima volta il tiro nel vuoto del Perugia e migliorando il secondo tiro dei Rami sinistri sostituendo anche la corda ormai finita con il pezzo rimasto buono del precedente tiro smontato; Nadia, Alfredo e Lucia ci raggiungeranno poco dopo.
Matteo bagna le corde sul lago all’ingresso del Canin e Lorenzo va avanti ad armare il torino con una corda 95mt e una da 30mt, circa 8 frazionamenti e 4 deviatori rispetto alla scheda d’armo che parlava di solo 5 frazionamenti.
Arrivati in fondo passiamo la strettoia e il paesaggio cambia: vorrei poter dire che le pareti erano bianche il pavimento solido ed i laghetti cristallini ma non è cosi. Un mare di fango davanti i nostri occhi e solo gli stivali ti salvano quando affondi fino alla tibia in una sorta di sabbie mobili. Per fortuna che la galleria in salita, simile alla Burella, ti permette di camminare in piedi fino ad un basso passaggio “atroce” allagato da una coltre di melma dove si dovrebbe strisciare in condizioni normali ma se sei bravo e “tignoso” ti inzuppi solo fin sopra il polso e le ginocchia mentre, chi non vuole faticare, ci rotola dentro come farebbero i maiali in una troscia, o gli speleologi amanti del morbido fango.
Proseguiamo e lungo il percorso troviamo i segni dei coraggiosi che hanno deciso di visitare la zona nonostante le caratteristiche che ricordano una stalla mal manutenzionata (una merda): le firme sono di Felice e Fausto Guzzini aprile 1981 inciso nel fango e poi a caratteri cubitali la firma di Felpe.
Poco più avanti la galleria termina con un pozzo da dove scende una corda, sotto cascata, che ipotizziamo sia degli anni ’90. Con il nostro maggior titolato Zanga cerchiamo tra i trefoli una data ma troviamo solo un sottile filo rosso, sembrerebbe che le date sono inserite all’interno delle corde solo dopo il 1997.
Tutti scettici sul risalire con quella corda. Matteo si fa avanti e mentre risale sulla vecchia corda da sotto gli facciamo sicura con una nuova. Con due rinvii di sicura ed aiutato dalla vecchia corda arriva in cima dove l’ambiente si allarga. Nel frattempo lo statico lavoro del fare sicura completamente bagnati e zuppi di fango ci fa salire un freddo che iniziamo tutti a battere i denti.
Il temerario Zanga che ha deciso di avventurarsi nonostante un fresco taglio al pollice destro dal giorno prima, decide di avviarsi verso l’uscita mentre Lorenzo e Federico salgono sulla corda nuova appena montata.
Il fango è tantissimo ed è ovunque, entriamo in questi due grandi saloni e ci mettiamo alla ricerca di eventuali passaggi; nella prima sala troviamo una corda che sale su un camino, sempre sotto cascata, mentre l’altra sala finisce in una frana di fango e sassi gigante, all’apparenza invalicabile. Appurato che il fango non manca decidiamo di tornare indietro, recuperiamo tutto il materiale e lentamente arriviamo in cima al Torino, lasceremo le corde con i nodi e le placchette montate recuperando soltanto i moschettoni in alluminio per non rovinarli, tanto a breve ci dovremo tornare per rilevare tutta la zone e vedere dove porta la corda che sale sulla prima sala.
Alle 22:30 saremo alle macchine per raggiungere al Villa Anita gli altri usciti già da due ore.
Al Villa Anita condividiamo i momenti in cui non ci siamo visti in grotta. Nadia e Lucia scendono al Salone Canin e prima di prendere la via del ritorno Nadia decide anche di scendere fino in fondo al Torino rigirando prima della strettoia evitando di tardare troppo nei tempi.
Alfredo dopo aver sceso il Torino tenta di superare la strettoia ma senza successo “complimenti a lui che da solo almeno ci prova”.
Torneremo a casa molto stanchi ma soddisfatti di aver riportato la luce su gallerie rimaste buie per molti anni.
Matteo e Lorenzo